Come sta andando con la mia parola dell’anno

Buongiorno ragazze! Marzo sta per finire, la primavera è arrivata (ora aspettiamo solo che dia qualche segno di vita) e io sono alle prese con un po’ di bilanci, soprattutto in merito alla qualità della mia vita. Se avete letto il mio post dello scorso febbraio, sapete già che la mia parola del 2018 è ENERGIA: come sta andando?

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Direi che piano piano tutto sta andando nel verso in cui speravo. Inizialmente mi ero un po’ allarmata perché mi ero quasi illusa che, una volta consegnata la tesi, mi sarei sentita di nuovo pimpante come un grillo appena sveglio, e invece mi è calata addosso una botta di stanchezza da far paura. Avendo lasciato indietro molte faccende, mi sono dovuta occupare di questo e di quello invece di starmene in panciolle (o affaccendarmi dietro a questioni più liete) quanto avrei meritato, e di conseguenza mi sono trovata spesso, il lunedì, più stanca e “scarica” di quanto non lo fossi il venerdì. Ho avuto molto spesso la sensazione di non riuscire a ricaricarmi a dovere, e per questo ho voluto capire meglio cosa mi stesse succedendo.

Sono partita da una visita dall’osteopata che lavora moltissimo sulle energie sottili, spiegandole che so bene che certi miei acciacchi fisici altro non sono che il sintomo di certe difficoltà dentro di me, e che mi serviva una mano olistica che mi aiutasse a far quadrare il cerchio. Quella mano è arrivata, sicura e rassicurante: lascia andare, respira, non puoi/devi tenere tutto sotto controllo.

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Bene, questo trimestre ho scelto di alimentare le mie energie con l’indulgenza e la comprensione dei ritmi e bisogni: ho come obiettivo quello di smettere di lavorare alle 18.30 se non in casi eccezionali e passare più tempo all’aria aperta e/o a fare attività che mi ricaricano. Lo scorso fine settimana mi sono portata a casa un sacco di lavoro da sbrigare per cercare di smorzare l’ansia per la settimana che sarebbe ricominciata nel giro di troppo poco, invece tra il seminario su Julia Cameron da finire di preparare (e da tenere), le pulizie, il giardinaggio e la voglia di fare una passeggiata all’aria aperta, di sdraiarmi sul divano a leggere e a guardare un film con M., il weekend è volato senza che mi passasse per l’anticamera del cervello di dedicarmi  a uno dei mille propositi che mi ero prefissata. E sono stata benissimo, perché ieri in un’ora di buco tra una lezione e l’altra mi sono dedicata a uno dei compiti che avevo lasciato indietro, all’ora di pranzo sono andata a comprare un panino e ho finito di programmare delle lezioni mentre lo mangiavo nel parco vicino alla scuola, con la faccia al sole, finalmente, e ho capito che lasciare indietro qualcosa, a volte, non significa essere degli scansafatiche, ma semplicemente darsi delle priorità.

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D’altra parte, se c’è una cosa che ho capito, nell’ultimo anno, è che meno hai tempo, meno ne sprechi. E quindi via Facebook dal cellulare, via le notifiche di Whatsapp, via le telefonate di circostanza e le cenette inutili con persone con cui non hai davvero voglia di condividere pezzi di vita. In cambio, ottengo più tempo per leggere, per esempio. Domenica ho letto quasi 100 pagine di un libro bellissimo, Le Case del Malcontento di Sacha Naspini, e mi sono venuti i lucciconi agli occhi nel cercare di richiamare alla mente da quanto tempo fosse che non leggevo con tanto gusto un libro che non avrei dovuto ripetere a nessuno in cambio di un voto, e senza la sensazione di rubare tempo allo studio.

Ho capito che capire cosa ci ricarica è un nostro dovere, e che andarselo a prendere è un nostro diritto. Lo scorso mese sono dovuta finire in un angolo innevato della Spagna per un progetto Erasmus+ sulle Intelligenze Multiple, per capire che spesso la gente che hai vicino ti continua a vedere solo e soltanto in un modo, mentre tu in realtà hai mille altre sfaccettature che non vengono sempre fuori nel modo adeguato, e allora ben venga il confronto con gli altri, il mettersi alla prova, uscire dalla maledetta comfort zone per capire che, da qualche parte del mondo, ci sarà sempre qualcuno che ti vede con gli occhi giusti, che ti descrive con parole gentili finché piano piano non credi anche tu alla meraviglia che sei e provi a uscire dal guscio.

Scrivo pochissimo, ero partita bene ma il lavoro con la scuola di scrittura mi sta prendendo tantissime energie. Però mi diverte stare di nuovo in mezzo ai libri, abbiamo partecipato al challenge #librinimarzolini di Tegamini e allungato la wish list di otto chilometri. A proposito di challenge, ad aprile partirà la più frivola, ma non meno poetica e colorata, #aprilippieschallenge di AnnaGaia, e io muoio già dalla voglia di vedere tanti bei rossetti sparati per l’Internet!

Per continuare a parlare di bellezza: quello che mi tira su l’umore della pelle è questa box di Clarins di qualche mese fa, la Clarins Box Booster. Vi avevo già parlato di questo booster prima delle mie ferie, sono già al secondo flacone e so di non volerne più fare a meno. Clarins ha voluto dedicargli una box speciale, circondandolo di prodotti ad hoc: la Crème Eclat du Jour, il Doux Nettoyant Gommant Express, e il disco esfoliante delicato, uno strumento per effettuare un’esfoliazione più profonda senza mettere a repentaglio neanche le pelli più delicate.

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Da stasera sono in vacanza (in teoria, perché in pratica incrocerò le braccia solo da domani pomeriggio) e cercherò di fare frutto dei giorni di riposo che ho davanti: dormire, passeggiare, passare del tempo in compagnia delle persone che amo, prepararmi alla discussione della tesi che è il 12 aprile. Oh. Mio. Dio.
Devo ancora decidere se comprarmi qualcosa da indossare quel giorno, dato che sognavo di arrivarci in forma smagliante ma sono ancora appannata dall’inverno appena trascorso e forse preferirò investire parrucchiera (prima) e terme (dopo). Intanto, dalla casetta sul colle è tutto. Buona Pasqua ragazze, se vi va fatemi sapere se avete anche voi una parola dell’anno e come sta andando, o qualsiasi altra cosa che vi riguardi: cosa leggete, cosa farete a Pasqua, cosa vi fa battere il cuore in questo periodo <3

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