Buongiorno ragazze! Se mi avete letta due settimane fa e se lo scorso fine settimana mi avete seguita su Instagram, sapete che sabato sono stata a Lucca a Fashion in Flair in una veste un po’ diversa dal solito, cioè in qualità di membro della giuria di blogger incaricate di assegnare il premio “Blogger for Flair“. Dopo esserci incontrate e presentate e aver ricevuto le dovute indicazioni da parte dell’organizzazione, ci siamo sparpagliate tra gli stand al grido del detto “è un duro lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo”, per osservare le esposizioni, conoscere gli artigiani e i produttori e le storie che si celano dietro ogni singola azienda, idea e articolo. Ricoprire questa carica mi ha provocato una riflessione: quando visito una fiera di solito, come tutti, tendo a non soffermarmi nei pressi dei banchi che a prima vista non incontrano appieno i miei gusti personali, mentre questa occasione prevedeva che io scambiassi due parole anche con chi esponeva della merce che non troverebbe uno spazio nella mia casa o nel mio guardaroba. È stato difficile? Non direi. Piuttosto, è stato sorprendente, per la grande quantità di storie interessanti, commoventi e stimolanti che sono emerse e che sono contenta di aver potuto ascoltare (e poi, diciamocelo: gli artigiani erano TUTTI bravi, anche chi esponeva articoli che non rientravano nel mio stile).
Ma torniamo alla mia missione: segnalare all’organizzazione l’espositore che più mi colpisse dal punto di vista dell’originalità, dell’innovazione e del modo di raccontarsi. Dopo la visita allo stand di Daniela Nanni, con la sua collezione di bijoux “Su il sipario“, ho (dapprima inconsapevolmente) iniziato ad avere un termine di paragone con tutti gli altri brand, perché questi gioielli fondono in sé alcuni degli elementi che più amo: il teatro, l’amore e lo studio per il proprio territorio, un’eleganza raffinata e sospesa nel tempo, ma non priva di un carattere ben definito.
Scoprire che anche per la maggior parte delle mie colleghe la visita allo stand di Daniela aveva rappresentato uno dei momenti più significativi della giornata mi ha fatto ben sperare: il mio istinto per le cose belle e buone non si è sbagliato neanche stavolta! A quel punto non ci restava che portarle il riconoscimento: mi pento di non aver avuto la prontezza di filmare la scena in cui noi ci siamo disposte in cerchio intorno allo stand e solo dopo qualche istante Daniela, indaffarata con alcuni clienti, si è accorta di noi e si è quasi spaventata per quel dispiegamento di gonne, tacchi, giubbotti di pelle, borsette, sneaker, occhiali da sole e sorrisi. Credo che per noi sia stato emozionante quando lo è stato per lei, e di questo la ringraziamo, perché ci rende ancora più orgogliose del nostro operato!
L’indomani mattina, prima di tornare a casa, sono passata a trovare di nuovo Daniela allo stand, sia per salutarla e provare a scambiarci con calma due parole in più rispetto al giorno precedente, sia per comporre una creazione da portarmi a casa. Ebbene, Daniela mi sembrava emozionata come il giorno prima, ma ancora più generosa nel raccontare la storia della sua linea di bijoux. Pronti per scoprirla?
Dovete sapere che a Orosei, il paese natio di Daniela, sorge il Museo Don Giovanni Guiso, che il signor Guiso in persona ha donato alla città nel secolo scorso e che è stato inaugurato il 1° gennaio del 2000. Questo è un posto speciale per Daniela, che ogni volta che vi entra vi ritrova un’oasi di pace, e oltre a molti disegni, libri e mobili antichi e documenti storici d’innegabile valore, contiene una collezione di 30 teatrini dal 1700 in poi e un buon numero di abiti/costume tradizionali. Daniela vi entra, vi trova protezione e ispirazione, e presto nasce l’idea di questa linea di bijoux, dedicati ai simboli del teatro e con un richiamo particolare ai broccati e alle sete dei sipari e dei costumi di scena. Ogni charm si più acquistare singolarmente o montare su collane di madreperla, fili di rame o di seta: indovinate io quale opzione ho scelto?
Ma certo, un nastro di seta bordeaux. Da annodare come un chocker al collo, ma eventualmente da portare anche come un braccialetto. Al centro, un “bottone” di broccato oro e rosso, ai lati la maschera del tragico e del comico e un minuscolo sipario che riporta il nome del brand. Non potevo scegliere di meglio, questo colore e questa combinazione di simboli mi catapultano nella Londra vittoriana di Penny Dreadful, e ci rimango molto volentieri! E quindi niente, io sono pronta a risfoderare i miei abitini rosso borgogna dall’armadio autunno/inverno, ché con gli accessori sono a posto. Andrò molto fiera del mio nuovo acquisto, ma mai quanto Maria Fara, l’assessore alla cultura di Orosei, è fiera del magnifico lavoro che sta facendo Daniela Nanni a livello di promozione di uno dei lughi di cultura del paese; pensate che ne è tanto orgogliosa che lo scorso fine settimana è saltata su un aereo per sostenerla in un così importante momento di confronto per il suo lavoro. “Daniela era venuta per chiedermi come poter pagare il suolo pubblico in occasione di un evento di presentazione della sua linea. Mi sono fatta dire di più, e alla fine non solo non abbiamo voluto neanche un centesimo da lei, ma le abbiamo dato il patrocinio. L’amministrazione comunale non poteva non sostenere un progetto del genere,” afferma Maria prima di salutarci.
Io ricordo quello che mi ha detto il giorno prima Daniela, che il Museo Guiso la fa sentire bene, accolta e depurata da tutti i suoi pensieri, e penso a me e a come il teatro mi abbia aiutata a togliere scheletri dagli armadi e a tirare fuori voce e artigli. Esagero se mi definisco una “miracolata dal teatro”? Forse, ma solo un po’. Non sarei io senza aver varcato quella soglia, quel confine invisibile e potentissimo fatto di luce e ombra, 20 anni fa.
Il resto è storia, più che altro sono io. Non c’è modo di sapere come sarebbe andata senza questa presenza nella mia vita, quindi non chiediamocelo. Tiriamo su il sipario e viviamo, preferibilmente con un bel sorriso sulle labbra.