Lo scorso 24 gennaio sono stata alla Triennale di Milano e in un colpo solo ho conosciuto la storia di un marchio che mi ha sempre incuriosita moltissimo,
Boots Laboratories, ho toccato con mano la loro linea più famosa, Serum7, ho finalmente incontrato di persona alcune blogger che seguivo già (e ne ho conosciute altre da seguire all’istante) e ho visitato la mostra “Pelle di donna – Identità e bellezza tra arte e scienza”.
Visto che sto testando or ora le creme in questione e voglio prendermi il tempo di parlare in tutta calma del brand e della linea, vorrei approfittare del post di oggi per parlare della mostra, nata da un progetto della Fondazione Antonio Mazzotta e Boot Laboratories e curata da Pietro Bellasi e Martina Mazzotta.
Già l’idea che arte e scienza possano incontrarsi all’interno di una mostra è interessante di per sé.
Ciò che è ancora più interessante è il fatto che ciò che li unisce sia la pelle, l’organo più esteso del nostro corpo, ciò che ci separa dagli altri ma che al tempo stesso rappresenta il nostro primo punto di contatto con gli altri.
E’ stata proprio Martina Mazzotta, elegantissima nel suo vestito bianco con accessori viola, richiamo ai colori della mostra, ad accompagnarci nel percorso che si snodava attraverso i secoli e i punti di vista, tra pareti punteggiate da frasi d’uso comune che hanno in comune la parola pelle.
Si ondeggia tra scienza e costume, dai documenti dei primi studi anatomici all’evoluzione degli standard igienici e del concetto di pudore, e si spazia tra vari mezzi espressivi: scultura, pittura, collage di video e perfino il fumetto.
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Anonimo – Scultura di scorticato |
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Francesco Merletti – First Lady. Teatro |
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I corpi femminili di Man Ray |
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Luigi Maio – Azalema Wolanderma – La crema di Azazello (da Il Maestro e Margherita) |
Tatuaggi per tutti i gusti (e per tutte le culture) nella sezione Pelle e identità, caldamente consigliata a chi, sull’argomento, sa solo dire “Pff, i tatuaggi, che moda stupida!”
Metamorfosi di pelle di donna è l’installazione creata per mettere in luce i cambiamenti dei canoni estetici dell’ultimo secolo: tramite un gradevole effetto morphing vediamo il volto della stessa modella truccato in stile anni Trenta, anni Sessanta e via dicendo, fino ad arrivare a oggi.
La mia sezione preferita? Probabilmente quella dedicata agli occhi della pelle. Un controsenso? Niente affatto. Basti pensare al fatto che i non vedenti riescono, attraverso i polpastrelli, a leggere ed esplorare ciò che noi esploriamo con la vista. E che imparare a conoscere anche attraverso il tatto, è un’avventura promossa da personaggi che in molti amiamo e veneriamo, come Bruno Munari, presente in questa mostra con varie tavole tattili.
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Tavola Tiflopedagogica della faola dello spaventapasseri – Istituto dei Ciechi, Milano |
Questo è il punto della mostra dove si può interagire: sull’installazione site-specific di Pietro Pirelli, un grande tamburo che produce giochi di luce diversi a seconda dell’intensità del colpo che riceve, c’è scritto infatti toccare. E noi abbiamo seguito con gioia il consiglio, lasciandoci sorprendere e divertire.
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Pietro Pirelli – Idrofono di Narciso |
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Grazia Gabbini – Sur-face |
L’ultimo step, durante i week end di apertura della mostra, è lo Skincare Boots Lab.
Per noi, malgrado fossimo lì di martedì, a disposizione la tecnica dell’apparecchiatura VisioFace e l’esperienza di una dermatologa che ha sottoposto alcune di noi all’esame, una vera e propria scansione della nostra situazione epidermica che fotografa la struttura della pelle del nostro viso evidenziando rughe, macchie, couperose e via dicendo.
Si può fare l’esame anche se si è truccate: ci pensa la dottoressa a fare la “tara” ai risultati; si appoggiano mento e fronte nel macchinario, occhi chiusi, qualche secondo d’attesa e si è pronti per la lettura del responso.
In quanto unica “carampana” del gruppetto rimasto in attesa di sottoporsi all’esame, temevo amari verdetti.
No, in realtà non è vero, non ero affatto preoccupata 🙂
Perché la dottoressa compilava a mano a mano una scheda con la nostra età e il nostro fototipo, e in ogni caso interpretava il risultato dell’esame con estremo buon senso e altrettanto realismo.
E perché, last but not least, sapevo di avere la coscienza piuttosto pulita: curo la mia pelle con costanza, mi strucco anche quando crollo dal sonno, sto attenta a non esagerare col sole, ho perfino smesso di fumare… cosa avrei potuto temere?
In effetti sono risultati un alto tasso di uniformità, poche macchie e pochissime rughe. Pori un po’ dilatati sulle guance, ma anche questo lo sapevo.
Ciò che mi incuriosiva di più era l’ultima sezione dell’esame: quando la scansione risulta in bianco e nero per mostrare non tanto quello che vediamo a occhio nudo, quando la concentrazione di melanina sotto la nostra pelle.
Sapendo di essere predisposta alle macchie cutanee mi proteggo da anni con attenzione e da poco uso anche una crema schiarente: la situazione in superficie è buona ed è soddisfacente anche quella “sottopelle”, ma dopo aver appreso le mie abitudini la dottoressa mi ha fatto i complimenti perché, se non mi fossi curata, adesso sarebbe sicuramente peggiore, sia dentro che fuori.
Quindi, ragazze, proteggetevi!
Non fuggite dal sole, che è vita e salute, ma proteggetevi e, quando andate al mare, prendetelo a piccole dosi e alle ore giuste. Ci si abbronza anche sdraiandosi al sole dalle 16 in poi, con una protezione 50. Ci vuole solo un po’ di più, ma senza scottarsi l’abbronzatura è anche più duratura. E ci salviamo da macchie cutanee e tumori della pelle. Conviene, non credete?
I prossimi appuntamenti con la diagnostica dello Skincare Boots Lab sono:
11/12 febbraio – tema: “La pelle sensibile”
14 febbraio – speciale San Valentino: “Amor di pelle”, check-up cutaneo per la coppia
18-19 febbraio – tema “La protezione solare”
Arriva il momento di uscire dalla mostra, di lasciare il proprio pensiero sulla pelle. Quanti spunti di riflessione durante questo percorso… è stato proprio un bel viaggio!
C’è tempo fino al 19 febbraio per visitare questa mostra.
E’ una buona occasione anche per visitare la Triennale, luogo che già da solo val bene una visita.
Per chi non è pratica di Milano, la linea della metro è la verde (dalla stazione centrale la direzione è Abbiategrasso), la fermata è Cadorna – si esce, si va a sinistra, si svolta di nuovo a sinistra e si cammina per circa 500 metri, finché non ce la troviamo sulla destra. Altrimenti, sempre a sinistra rispetto alla stazione della metro, bus n. 61, direzione Largo Brasilia, la prima fermata è la vostra (infatti si chiama Triennale, impossibile sbagliarsi).
La mostra è chiusa il lunedì, per tutti gli altri giorni l’orario è dalle 10.30 alle 20.30,
ma il giovedì e il venerdì chiude alle 23.00.
Portatevi a casa il catalogo: non capita tutti i giorni di vedere Man Ray in compagnia di Vanessa Beecroft, Bruno Munari a fianco di Marcel Duchamp, Roy Lichtenstein a tu per tu con Auguste Rodin, Andy Warhol e Henri de Toulouse-Lautrec.
E, non disponendo della guida di Martina Mazzotta, potrete farvi trasportare dai testi di questo volume, scritti in modo preciso ma non spocchioso, divulgativo eppure ricco.
Una bella idea, una mostra interessante e un’ottima lettura.
Qui trovate tutte le informazioni che vi servono sulla mostra… fatemi sapere se andate, buon divertimento!
La linea della metro, oltre che verde, è anche rossa.. sempre fermata Cadorna triennale 😉
Grazie autoctona del mio cuor! <3In effetti io sono arrivata proprio con la rossa perché transitavo da San Babila: non l'avevo segnalata perché mi ero limitata a suggerire il percorso diretto da Stazione Centrale, ma magari può far comodo a qualche altra lettrice! :*