Aprile, di nuovo

Avevo iniziato ad abbozzare questo post come una serie di suggerimenti divertenti su come sfangare il lockdown, poi sono passati i giorni, è arrivato aprile e siamo ancora chiusi in casa fino a data da destinarsi, con tutte le idee brillanti che si sono trasformate in obiettivi troppo ambiziosi.

Cosa faccio tutto il giorno in casa? Lavoro a distanza con i miei alunni delle superiori, studio per gestire meglio la scuola di scrittura creativa, non mi trucco, mi idrato più per la crema che metto che per l’acqua che bevo (bevo più volentieri il vino, in effetti), faccio esercizio abbastanza spesso. Leggo meno di quanto mi sarei aspettata; in attesa che esca la quarta stagione de “La Casa di Carta” sto vedendo “Freud” che menomale sono solo otto puntate perché mi ha stufato già alla seconda!

Non faccio videochiamate per stare in compagnia, perché in compagnia non ci volevo stare neanche prima, ma faccio un sacco di stories di Instagram perché ho voglia di parlare di trucchi e profumi. Continuo a vedere la psicoterapeuta su Skype, nel tempo che rimane parlo da sola o con il gatto*. Poi arriva M. dall’ufficio (lui lavora un po’ in ufficio e un po’ da casa, questa è la settimana in cui va in ufficio e la mattina lo saluto come se andasse al fronte, specialmente se a fine turno deve andare al supermercato). Io non esco di casa da 3 settimane (non mi manca troppo passare il mio tempo al volante) e non sono eccessivamente in pena per le persone che amo perché sono tutte al sicuro, o almeno voglio crederlo, perché in realtà non si sa mai.

* eh sì, abbiamo un gatto! Ci è piombato in giardino il primo giorno di primavera, aveva fame e voglia di coccole, Massimo gli ha tolto un paio di zecche di dosso e lui si è installato in casa nostra. Si chiama Gatto ed è l’unica cosa che mi costringe all’immobilità, perché se mi si appisola addosso mentre sto leggendo e a me passa la voglia di leggere, va a finire che rimango lì finché lui non si sveglia. 

Gatto

Cucino (principalmente cose sane) e guardo pochissima tv. Non inveisco contro nessuno (non è nel mio carattere) ma ci sono delle immagini o delle parole che ogni tanto mi spezzano in due, allora a quel punto lascio che le lacrime scendano e poi si asciughino, perché non c’è molto altro che posso fare.

Quando sento che ho bisogno di respirare vado in giardino e guardo lontano, cerco di riempire i polmoni e svuotare la testa.

Avevo stabilito che avrei ripreso in mano il mio romanzo, ma questo proposito è durato 24 ore scarse. Però tengo un diario, poche frasi ogni giorno per tenere traccia dell’umore: è un consiglio che do anche ai lettori di Progetto Nero su Bianco, nel post sulla scrittura durante il lockdown.  

Una cosa che faccio con costanza è cercare di passare in rassegna, di riorganizzare, di vedere le cose con occhi diversi. Questo, mi sforzo di fare, più di tutto: se adesso ogni cosa è in potenza, arriverà il momento in cui sbocciare. E allora, che si possa sbocciare migliorando. Ad aprile 2013 su Twitter avevo chiesto qualcosa di nuovo, e poi è andata a finire che è arrivato un nuovo fidanzato. Oggi possiamo farci delle domande serie e avere il tempo di darci delle risposte oneste, possiamo intraprendere delle missioni suicide come passare in rassegna il cassetto della biancheria ed eliminare tutto ciò che non indossiamo più o concederci il lusso di imparare qualcosa di nuovo.

Ho appena deciso che l’hashtag di questo aprile sarà #apriledinuovo, chiederò a tutti quelli che mi seguono di usarlo: vediamo se l’unione fa la forza, se la costanza fa il miracolo.

Vado a fare il mio appello su Instagram: struccata, spettinata, con un ridicolo poncho di pile addosso, ma in mezzo ai gelsomini di un giardino che ignora il lockdown. Forza e coraggio, ne usciremo!

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