Questo fine settimana M. è lontano da casa e io sono letteralmente barricata in casa: negli ultimi dieci giorni non mi sono mai fermata e per proclamarmi in vacanza devo aspettare la sera del 23, quindi ieri, rientrando alle undici passate dalle lezioni di scrittura creativa, ho salutato la mia auto dandole appuntamento a lunedì mattina e mi sono chiusa la porta dietro le spalle con un sospiro di sollievo.
Ho tirato fuori dal freezer gli hamburger di pesce per il mio pranzo di oggi, mi sono versata un bicchiere di spumante avanzato da un brindisi pre-natalizio di uno dei corsi di Nero su Bianco e mi sono incollata al divano a vedere le ultime due puntate della seconda stagione di Vis à Vis. Long story short: sono andata a dormire intorno all’una e ho dormito come un angioletto fino a stamani alle 8.00.
Ma il piano per questi due giorni non prevede solo ozio e binge-watching (anche se penso che tra poco finirò anche la terza stagione di Vis à Vis), ma, complici il solstizio d’inverno e la fine del 2019 che si avvicina, ho in mente un vero viaggio di passaggio tra stagioni e tra anni. Non sono ancora in modalità “bilanci”, ma sono al 100% in modalità “congedo e accoglienza”.
Il periodo che va dall’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno è quello in cui il buio prende il sopravvento grazie alle giornate sempre più brevi, ma da oggi (anzi da stanotte, perché quest’anno il solstizio cade verso le cinque di domani mattina) si torna ad andare verso la luce, che riguadagnerà terreno sulle tenebre, passo dopo passo, giorno dopo giorno. Io ho sempre accettato ob torto collo questo periodo dell’anno, perché rinunciare alla luce mi è sempre costato una fatica enorme. Negli ultimi anni, addirittura, mi sono sentita rapinata della serenità e della vitalità che le giornate più lunghe sembravano donarmi. Invece nella nostra esistenza c’è bisogno anche di momenti di stasi (se non recessione) delle energie, più propizi alla ricerca interiore e alla maturazione di nuove idee e consapevolezze: per me, accettare che non si può essere fatti esclusivamente di luce è stata la missione più tosta e risolutiva degli ultimi anni. Quest’anno ho accolto queste energie scure, paludose, che mi hanno avvolta e accarezzata con la promessa di restituirmi gradualmente alla vita. Sì, ok, la psicoterapia ha avuto un ruolo non secondario in questo processo, ma sento che il 2019 è stato determinante nel mio percorso spirituale. Come a ogni cambio di stagione, mi sono dedicata del tempo per una serie di piccoli riti, alcuni fissi e alcuni collegati in tutto e per tutto alla stagionalità: tra i riti fissi, per esempio, c’è il compito di scovare 21 oggetti di cui disfarmi. Stamattina, principalmente, sono venuti fuori capi d’abbigliamento (e anche due paia di scarpe: uno stivale e un paio di sandali MAI INDOSSATI) da far provare ad alcune amiche o da dare in beneficenza, oltre a una serie di penne ormai inutilizzabili, flaconi semivuoti che finirò in questi giorni e ciarpame che non so neanche perché ho conservato. Ma ci sono anche alcuni oggetti che mi piacciono ma che non ho mai usato, e che ho deciso di dar via perché sento che anche ciò che è inanimato meriti una dignità, e non c’è molta dignità nel rimanere chiuso in un cassetto o dimenticato su uno scaffale.
Un altro rito fisso, complementare al precedente, è quello di scartare alcuni regalini che mi sono fatta nei mesi precedenti, tenendoli da parte per far sì che ogni tre mesi si rinnovi il mio Natale personale. A dicembre c’è sempre la scia del black friday, e quindi quest’anno abbiamo
- la candela Crackling Wood Fire di Yankee Candle, che sa di caminetto e che è qui che brucia accanto a me
- la palette Naked Cherry e il duo matita/mascara 24/7 Perversion di Urban Decay
- il profumo Bronze Wood & Leather Cologne Intense di Jo Malone London, che in realtà ho comprato a settembre quando sono stata a Pitti e che avevo messo da parte, appunto, per scartarlo (e iniziare a usarlo) al momento giusto.
Quello di dedicare un po’ di tempo a fare il punto della situazione del mio diario delle letture è un rito di ogni trimestre che però a fine anno diventa particolarmente divertente perché mi dedico a decorare le pagine che ho tralasciato e a contare i libri letti durante l’anno, stilando le mie personali classifiche. Questo però lo farò domani, insieme al set up della nuova agenda. Per il 2020 ho scelto quella di Virgola, che ho già iniziato a portare in borsa dalla scorsa settimana ma che ha bisogno di essere equipaggiata con i miei post-it e le piccole manie di cui coloro la mia vita lavorativa. Quest’anno torno alla settimanale classica (ma con spazi laterali per le note) dopo aver usato con estrema soddisfazione la Busy Life che propone la settimana su una pagina duplicata nella pagina a fianco, per poter pianificare vita lavorativa e personale in parallelo. Quest’anno però i colori dell’agenda di Virgola mi piacevano troppo e ho voluto sostenere quest’artista portandola con me per i prossimi 12 mesi (non prima di aver preso a luglio un’agenda 2019/2020 di Jo&Judy pensando che fosse una 2020, perché mi piaceva così tanto che non ho letto che iniziava a luglio… è già il secondo anno che faccio una cavolata di questo tipo, anche quest’anno rimedierò tenendola a casa e usandola come planner per le attività online di Nero su Bianco, però il prossimo spero di ricordarmi la lezione!)
Il resto del weekend sarà fatto di tutto ciò che mi va di fare: leggere o ascoltare libri, guardare serie o film, sonnecchiare, passeggiare nel bosco, incartare gli ultimi regali, scrivere. Scrivere qui è stato già un bel dono che mi sono fatta. Adesso vado a bermi una mega tisana e scendo in taverna a depilarmi e farmi maschere, manicure e pedicure. Ho smesso di tingermi i capelli e li sto facendo crescere: se la seconda cosa sta riscuotendo molta approvazione sociale, sulla prima vedo ancora molte facce tese e la voglia di dirmi che sono a un passo dal trasformarmi nella strega di Hansel e Gretel. No, non succederà. Ci sono più possibilità che mi trasformi nella donna lupo, per cui adesso chiederò l’intervento del Silkepil 😉
Questa bolla in cui mi chiuderò è propedeutica ai veri e propri riti di fine anno che mi dedico tra il 30 e il 31 dicembre: leggere la lettera a me stessa che mi sono scritta l’anno scorso, scriverne un’altra per il prossimo anno, scegliere la mia parola dell’anno e creare la mia vision board. In realtà la mia vision board quest’anno vedrà la luce il 4 gennaio, in occasione di un workshop insieme a Sabine Korth a cui, se siete in zona, vi invito già da ora. Nello stesso post in cui ci sono tutte le spiegazioni in merito trovate anche i biglietti per gli auguri e la lettera per Babbo Natale da scaricare e stampare, spero che vi piaccia!
Per il momento posso solo augurarvi buone feste e ripromettermi di passare qua presto per parlare di tutto quello che non è entrato in questo post ma che ho in testa. Incrociate le dita per me e passate un buon Natale, ci risentiamo a cavallo del decennio! 😉