Mercoledì 11 luglio: dopo aver recuperato il sonno perduto sono come nuova. Al termine della mia lezione di oggi mi trattengo a Palazzo Reale per vedere metà delle mostre attualmente in programma, perché alle 19.30 il museo chiude e rimando il resto della visita alla prossima occasione. A quell’ora, però, ho ancora voglia di camminare un po’, quindi rimango a fare due passi in centro. E trovo il modo di spendere due soldini da Oysho: un completino reggiseno (olimpionico, perfetto per i molti top e vestiti a vogatore) +perizoma, una mutandina con pizzi e gale, un paio di pantaloni lunghi in cotone morbidissimo, comodi per stare in casa senza sembrare una stracciona, e un paio di short, sempre per stare in casa, dalla deliziosa forma a
bloomer (non so se esiste una traduzione in italiano… pantaloni a palloncino, forse?). Mi sta tutto, e bene, ma l’orlo dei pantaloncini mi sono un po’ stretti sulla coscia, perché sono rifiniti con un nastro che pensavo fosse regolabile ma in realtà è fisso. In ogni caso, era da molto che non comperavo della biancheria intima. Un po’ perché ogni tanto bisogna che mi dia una calmata se non voglio che mi esploda il cassetto delle mutande, e un po’ perché
Giovedì 12 luglio: uscendo per andare a lezione sto per portare con me i pantaloncini della sera prima per andarli a cambiare, ma in un guizzo di ottimismo ci ripenso e li lascio a casa: non manca moltissimo al momento in cui mi staranno bene, e se prendo una taglia più grande mi staranno male da subito su vita e fianchi, allora tanto vale aspettare, no?
Venerdì 13 luglio: è l’ultimo giorno di lezione, le mie colleghe e io sosteniamo l’esame finale e poi andiamo a pranzo con la nostra insegnante. Mi concedo un bicchiere di vino rosso e un panino con mortadella e olio tartufato… se devo sgarrare, sgarro con allegria! Nel pomeriggio vado a posare la mia attrezzatura trucco a casa, poi riparto alla volta del Wella Studio e poi mi dedico alla conclusione della mia visita a Palazzo Reale. All’uscita chiamo il mio amico Bernino per sentire dov’è, e lo trovo alla Rinascente impegnato a comprare un mattarello. Lo amo. Improvvisiamo una cena giapponese. Le bacchette non sono il mio forte, ma ancora una volta la spunto io. E’ la mia ultima serata milanese, sono un po’ divisa tra la nostalgia che so che sentirò presto e la voglia di tuffarmi in mare.
Sabato 14 luglio: passo la mattina a fare la valigia per il rientro; parto da Milano alle 13.10 con un pranzo da asporto preparato in mattinata e tanta acqua fresca. Di solito in viaggio mangio cosa e come capita, sacrificando la qualità alla comodità, invece quando è l’ora di pranzo tiro fuori la mia schiscetta e mi sento superorganizzata. Quando arrivo a S.Vincenzo riesco anche ad andare a fare la spesa e già dalla sera ricomincio a organizzare i pasti con la regolarità consueta.
Domenica 15 luglio: è un vento cane e di andare al mare non se ne parla. Programmo una passeggiata nel tardo pomeriggio, ma vengo inghiottita dalle faccende domestiche e la cancello dai miei impegni, un po’ a malincuore, a dir la verità.
Lunedì 16 luglio: riprendo il mio tran-tran di lezioni estive e passeggiate in riva al mare. Cammino moltissimo, sudo altrettanto. Non sento molto lo stimolo della sete, male. Non ho molta voglia di bere. Malemale.
Martedì 17 luglio: parto all’alba per Roma, per l’evento Wella. Stabilisco che la priorità di bere tornerà a essere in cima alla lista da stasera, perché quando sono in viaggio il dramma della pipì è più grave del dramma della ritenzione idrica. Torno da Roma accaldata e assetata, ma con una chioma di cui andare fiera. Mi sento più alta e più leggera, anche se mi mancano le ore di sonno e le energie ho voglia di mettermi un rossetto squillante e sorridere. Mi fermo a mangiare una pizza con Riccardo appena scesa dal treno. Non è buona come mi aspettavo, non ci bevo neanche la birra perché non ne vale la pena, è una pizza deludente e non merita le calorie di una birra.