Non sono mai stata un tipo da colpi di testa e l’unica decisione non ponderata della mia vita ha prodotto un’onda d’urto così forte che ancora le mie amiche la tengono come metro di paragone per tutte le mattate che una di noi possa fare nella vita.
Non che me ne sia mai pentita, anzi! Ma i benefici che questa azione-lampo ha portato nel mio quotidiano non mi hanno insegnato ad agire d’impulso, segno evidente che questo è proprio lontano dal mio modo di essere, cosa ci vogliamo fare?
Infatti le idee sconvolgenti che ho avuto negli ultimi due anni si sono tramutate in decisioni in modo talmente graduale che per me non rappresentano uno strappo, ma un naturale passaggio di stato, mentre per chi le ha viste da fuori sono sembrati dei veri e propri fulmini a ciel sereno, perché nessuno era a conoscenza dei grandi movimenti di rotelle dentro la mia testa mentre io riflettevo sul da farsi e riducevo il nucleo di queste decisioni fino a farlo diventare un gesto piccolissimo, come staccare un cerotto da una ferita che si è rimarginata.
Non ti tingi più i capelli??
Inizio dalla decisione del titolo, quella più frivola ma che forse mi ha resa più volte argomento di discussione: non mi tingo più i capelli. Ho tanti capelli neri e pochi bianchi, stare dalla parrucchiera mi piaceva poco prima figuriamoci ora, con la mascherina, non voglio approfittarne per giocare con il colore, mi piace il mio e basta. Oltre al tempo passato con quella pappetta in testa rimpiango i soldi, e no, non ho intenzione di farmi l’henné, non ho intenzione di andare dal cinese che ti fa risparmiare, non ho intenzione di andare da un’amica brava ad applicare il colore e poi farmi tagliare i capelli dalla mia solita parrucchiera. Aspetto di diventare tutta grigia e poi do un’aggiustata alla palette del mio armadio. Ci vorranno anni, ma nel frattempo quei due fili grigi che ho in testa stanno con me, grazie.
E quindi, cosa mangi?
La mia scelta vegetale sta per compiere due anni e ne ho scritto più dettagliatamente lo scorso aprile: quest’anno abbiamo trascorso la nostra prima vigilia di Natale 100% vegana e i pranzi di Natale e S. Stefano in famiglia sono stati molto sereni, con le mamme che ci hanno esposto le loro idee per il menu e noi che non ci siamo affatto tirati indietro di fronte ai cannelloni di mare e agli gnocchi al ragu fatti dalle loro mani sante. Ma abbiamo provveduto a portare in tavola anche le nostre alternative vegetali: buone, fresche, allegre e saporite, sono piaciute a tutti e nessuno ha imposto, biasimato o insistito. C’è da dire che verdura, cereali e legumi hanno sempre avuto un posto d’onore nelle nostre famiglie d’origine, composte da persone curiose e aperte al cambiamento: questo rende la vita più facile a tutti, e ci fa sentire ancora più in armonia con la scelta che abbiamo fatto. Se ti incuriosisce, il 1 gennaio torna Veganuary, un mese per provare a mangiare e vivere un po’ più vegan: qui trovi un po’ di istruzioni per salire a bordo, con serenità e spirito di avventura!
Ho aperto partita Iva
… tornassi indietro, lo rifarei! Sì, ok, te lo dicono tutti che il primo anno di partita Iva è una goduria, le tasse le inizi a pagare dopo e allora sì che ti penti. Ma quello che volevo fare potevo farlo solo così: all’inizio del 2021 è nato il mio sito come copywriter, sono nata io come libera professionista. A lavorare in proprio ci metti la faccia e anche tutto il resto, era questo che mi mancava. Infatti con le facce che non mi piacciono non ci voglio lavorare più, a meno che non mi paghino vergognosamente tanto. Però ci sono tante belle facce in giro, che accanto a una delle loro ci sarà sempre posto per la mia.
La paura di tutti coloro che mi sconsigliavano di lasciare la strada vecchia per la nuova sono di varia natura: chi ci è già passato (ma nessuno di loro ha mai lavorato nel mio campo, coi miei contatti, con i miei progetti: come può essere matematico che anche per me sarà un incubo?) o chi è sempre stato dipendente e non tornerebbe indietro per nessun motivo al mondo (ma anch’io sono sempre stata una dipendente, con tanti doveri e pochi diritti, allora tanto vale lavorare per me stessa, no?)
Insomma alla fine ho dato retta più che altro alla mia commercialista, che mi ha spiegato le faccende burocratiche con la massima chiarezza e serenità, non ho fatto casino con le fatture e i preventivi, il 2021 è andato e adesso vediamo come andrà il 2022 prima di disperarsi.
Ho lasciato la scuola
È la diretta conseguenza del punto precedente o il punto precedente è la diretta conseguenza di questa decisione? In realtà ho deciso di aprire partita Iva per lavorare come copy quando ho capito che era iniziato il mio ultimo anno scolastico. Per anni questi due lavori sono stati in parallelo, a volte uno ha avuto un peso più importante dell’altro, a livello di tempo o di guadagni, ma era dal 2018, l’anno in cui ho ottenuto il titolo che mi avrebbe fatto entrare nel mondo della pubblica istruzione su una bella sedia comoda, che lavoravo per fare questa manovra. Io nella scuola non ci credo più. Non tanto in quella in cui lavoravo, che è stata una famiglia per me in molti momenti della mia vita, quanto nell’istituzione. Alcuni mi dicevano che forse le buste paga dello statale mi avrebbero aiutata a superare la crisi, ma io al pensiero ammattivo. E poi il Covid, la DAD, mi hanno dato la mazzata finale. Allora, proprio quando quasi tutti i miei coetanei che hanno sempre snobbato l’insegnamento stanno provando a far fruttare il loro pezzo di carta per accaparrarsi un posto fisso in questa corte dei miracoli che è la scuola italiana, io ne esco. A giugno ho salutato la mia dirigente, che è stata una mamma per tutti questi anni, ho svuotato l’armadietto, ho passato le consegne alle colleghe e ho concluso il mio quattordicesimo anno di servizio sapendo che non ce ne sarebbe stato un quindicesimo. Cosa me ne faccio della mia laurea in lingue, adesso? Spero di poter tornare a viaggiare per continuare a usare l’inglese e a migliorare il tedesco, di più non so dire. Però anche questa idea dolorosissima e apparentemente folle di lasciare un posto dove sono cresciuta e dove ci sarebbe sempre stato un lavoro per me è maturata e si è realizzata a mano a mano, ed è stato naturale che andasse a finire così.
Adesso che si chiude l’ennesimo lungo anno difficile della mia vita e della vita di tutti, credo di potermi concedere un consiglio non richiesto: fate di testa vostra, gente. Ascoltate tutti e decidete ascoltando la pancia, inseguendo ciò che vi fa stare meglio. La vita è troppo breve per vivere i piani di qualcun altro, e troppo lunga per sopportare situazioni che ci stanno strette. Buon anno nuovo, splendori!