L’ultimo giorno d’estate

Oggi è l’ultimo giorno d’estate e io quest’estate non ho proprio nessuna voglia di lasciarla andare. Anzi, mi sta prendendo proprio malissimo, lo ammetto, non faccio altro che lamentarmi. Dopo l’estate del 1997 e quella del 2007, anche l’estate del 2017 mi ha riservato qualcosa di speciale. È stata diversa da come l’avevo immaginata e sperata, con più lavoro e meno relax di quanto avrei gradito, ma è stata lo stesso, a modo suo, determinante. Puntavo a fare molti chilometri per andare in spiaggia, ma alla fine la mia Seicento era diretta più spesso verso i centri d’accoglienza in cui ho iniziato a insegnare italiano ai richiedenti asilo. Ho sofferto il caldo che hanno sofferto tutti, mi sono lasciata invadere dal mal d’Africa, contagiata dai miei allievi, ho ascoltato molta musica, anche e soprattutto dal vivo, ho scoperto che quando penso di non farcela è proprio il momento giusto per vedere che posso arrivare un po’ più in là.

Ho visto partire e tornare dalle ferie praticamente tutti, ma alla fine è arrivata anche la mia tanto sospirata vacanza: ho chiuso lo zaino il giorno in cui molti riprendevano a lavorare e mi sono lanciata alla scoperta di Amburgo e della regione dello Schleswig-Holstein. 3 giorni ad Amburgo e poi, in auto, in verso antiorario: una breve sosta a Ratzeburg, 2 giorni a Lubecca, Eutin-Bosau-Plön in rapida sequenza, una bella serata a Kiel, una giornata a Schleswig e a Flensburg. Qui mi sveglio trentasettenne ed è già il momento di incamminarsi verso l’Isola di Sylt, con i suoi fari e il punto più a nord della Germania, da cui si vede la costa danese con la stessa chiarezza con cui, nelle giornate più chiare, da Piombino si vede se all’Isola d’Elba c’è traffico sul porto.

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Se avete visto le mie stories di Instragram avrete notato l’entusiasmo con cui ho accolto l’idea del raggiungere l’isola caricando l’auto su un treno e godendomi il panorama direttamente da lì: ogni volta che ci ripenso mi torna il sorriso! Il giorno dopo è il momento di raggiungere Glückstadt : è la tappa più lunga, ma ne vale la pena (se mi state seguendo sulla cartina non è segnalata, ma se vedete Itzehoe e tirate una riga perpendicolare al canale, più o meno ci trovate Glückstadt). A quel punto in teoria avremmo dovuto puntare di nuovo su Amburgo, ma poco prima della nostra partenza Easyjet ci aveva annullato il volo di ritorno e quindi abbiamo deciso di fare buon viso a cattivo gioco e trattenerci ancora due giorni: via verso Brema! E devo dire che questa è stata una decisione MOLTO saggia: tra le città più grandi che abbiamo visitato in questi 12 giorni, Brema è forse quella che ci ha stupiti e affascinati di più. 

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Sì, la Germania ci piace tanto tanto. Il nord Europa in generale, il nord della Germania in particolare: dopo Berlino e il tour del Mecklemburg-Vorpommern, nel 2014, quest’anno abbiamo deciso di rivedere il Mar Baltico e affacciarci sul Mare del Nord. Ne abbiamo concluso che:

  • se mi concentro e metto a cuccia la perfettina che è in me riesco a recuperare non tutto, ma buona parte del mio tedesco orale
  • in un’altra vita sarò anche stata una suddita della Corona Inglese, ma nella prossima forse sarò una “crucca”
  • i nostri viaggi “all’avventura” forse ci hanno stancati un po’, ed è meglio fare come abbiamo fatto quest’anno, un fly&drive con gli alberghi già prenotati in tutto il percorso già da prima della partenza: devi investire un po’ di tempo a tempo debito e non puoi improvvisare più di tanto, ma quando sei in giro non hai l’ansia di cercare un posto dove dormire e questo non è niente male
  • ho bisogno di una Strandkorb* in giardino e di un chioschetto che venda pretzel caldi e caffè nel bicchierone sul tragitto da casa a lavoro
  • al prossimo giro Nierdersachsen o Nordrhein-Westfalen?

*Cos’è una Strandkorb? Uno di quei cestoni che si vedono sulle spiagge del Nord al posto degli ombrelloni, ma che si trovano anche nei giardini e nei locali all’aperto.

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Non potendone avere una a dimensioni naturali, ne ho presa una miniatura da tenere sulla libreria:

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E poi, la parola-vacanza, cioè la parola che ci farà sempre pensare a questo viaggio (in questo caso è la parola cui penseremo sempre quando parleremo di questa esperienza): MOIN. Un modo per salutarsi tipico di questa regione, di cui gli autoctoni vanno oggettivamente fieri 🙂

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Ah, una cosa importante: il 7 settembre abbiamo comprato delle luci natalizie in questo negozio di Brema. A che punto siamo col conto alla rovescia verso il Natale?

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È stata la prima vacanza senza costi di roaming nei confini dell’UE, forse l’ultima con una cartina stradale alla mano, visto che Google Maps è troppo più pratico, anche se ha meno charme. Tra i moltissimi lati positivi di questo cambiamento, forse l’unico negativo è proprio il fatto di non poter avere una scusa per staccare davvero da social, messaggi e telefonate. Ma sono disposta a esercitarmi per tenere spento il telefono il più a lungo possibile nelle prossime vacanze.

E ora? Ora torno ai ritmi di sempre, come tutti. Lavoro solo di pomeriggio, in attesa di ricominciare anche i corsi al mattino.  Tra l’altro la scorsa settimana mi è venuta una vasta gamma di malanni a carico dell’apparato respiratorio e ora sto giusto un filo meglio, ma tra le giornate sempre più brevi, la pioggia, il freschino e la solita dose d’ansia per le mille cose che devo affrontare nei prossimi mesi sono spesso mogia mogia. E se mi si guarda un po’ più da vicino, si scopre che sto solo trattenendo le lacrime. Poi respiro, mi guardo dentro e provo ad andare avanti, e ci riesco quasi sempre. Domani è il primo giorno d’autunno e io mi prometto di dedicarmi alla gratitudine piuttosto che al rancore, di ritagliarmi degli spazi di serenità, carburante per me stessa e per la mia vita con M.

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