Ho cercato a lungo le parole per iniziare questo post, ma a furia di cercare quelle migliori non trovavo il modo di partire. E allora eccomi qui, a provare a metter giù almeno una parte di tutte le esperienze degli ultimi due giorni: come già annunciato, ho dedicato il weekend che si è appena concluso ad alcune eccellenze del nostro Paese e, come avete notato seguendomi su Twitter, pieno di scoperte interessanti e incontri illuminanti.
Il punto di partenza era dare il mio contributo nell’assegnazione della borsa di studio Anna Monesi, infatti appena arrivate all’istituto Modartech le mie colleghe blogger e giornaliste e io siamo state condotte subito a conoscere Alessandro Bertini, Micaela Ciuccio e Gianni Bicchi che, dopo averci parlato della scuola, ci hanno sottoposto i bozzetti delle 10 finaliste.
Tutte donne? Ebbene sì.
In realtà tra le 60 domande arrivate c’erano dei maschietti, e ce n’era uno anche tra le 10 prove finaliste, ma avendo avuto un riscontro positivo anche da un’altra scuola ha ceduto il suo posto alla prima delle escluse. La parte più divertente? Cercare di immaginare le persone dietro i disegni. Non impossibile, dato che abbiamo potuto leggere le lettere motivazionali. E molto emozionante, perché qua, gente, si parla di passioni e di sogni, sì, ma in termini molto concreti: quando arriva il momento di investire sul proprio futuro attraverso un percorso formativo importante come questo bisogna essere proprio convinti di quello che si sta facendo. Lettere, parole, tratti, colori… è stato come conoscervi una a una, ragazze, e io stessa sono ansiosissima di sapere chi sarà la vincitrice della borsa di studio: lo scopriremo appena i nostri voti verranno incrociati con quelli del resto della giuria… molto presto, perché i corsi stanno per iniziare!
Durante la pausa pranzo – un delizioso buffet allestito in sartoria, tra macchine da cucire e manichini! – abbiamo potuto iniziare a conoscerci meglio e a visitare la scuola. Non cercate la sala di informatica, perché non la troverete: a ogni iscritto, infatti, viene fornita una suite CAD per tutta la durata del corso, in modo che possa installarla sul suo notebook e poterci lavorare sia a scuola che a casa. Buona parte del percorso formativo, poi, è incentrato sulla pratica: tutti gli insegnanti della scuola sono professionisti impiegati, appunto, nelle aziende del distretto circostante, perché saper fare è importante, ma condividere le proprie competenze in modo che chi verrà dopo di noi le porti avanti con la giusta professionalità è veramente vitale.
Durante il triennio i ragazzi sono stimolati a partecipare a concorsi di settore: i docenti propongono i bandi e seguono gli iscritti affinché sottopongano le proprie prove nel modo migliore, dato che in questo campo più che mai una buona presentazione è essenziale. E le soddisfazioni non tardano ad arrivare! Una delle iscritte quest’anno è finalista al concorso MittelModa… in bocca al lupo, facciamo il tifo per te!
Alla fine del triennio sono previste 400 ore di stage che spesso si conclude con un lieto fine, cioè un bel contratto d’assunzione da firmare. In ogni caso la scuola rimane accanto allo studente anche dopo la fine del corso, offrendo consulenza e supporto durante il passaggio tra il momento della formazione e quello dell’ingresso sul mercato del lavoro.
Ho avuto la conferma che, a parità di indiscutibile professionalità e buone intenzioni, quello che fa la vera differenza in questi contesti è l’elemento umano: molti degli iscritti sono ragazzi neodiplomati che arrivano anche da molto lontano, proprio come gli universitari, ma a differenza degli universitari manca loro l’ampia rete di contatti che questa esperienza comporta. Che si fa allora, se si dirige una scuola del genere? Ci si prende del tempo per rassicurare i genitori, per consigliare dei luoghi in cui vivere, per fare in modo che le giovani donne e i giovani uomini inizino questo percorso con grinta e motivazione, certo, ma anche in sicurezza e senza ansie. Lavoro lungo e delicato, con i contorni di una missione, ok, ma la immaginate la soddisfazione di veder crescere queste testoline destinate a trovare il proprio spazio nel mondo della moda? Io sì, ed è per questo che sono così orgogliosa che Modartech sia un’importante realtà di provincia. Piena d’amore, che sa dove sta andando e dove vuol condurre chi si affida a lei.
Il mio racconto per oggi si ferma qui, ma nei prossimi vi parlerò delle due aziende di settore che abbiamo incontrato e del museo che abbiamo visitato in questo blogtour… a presto!