Max Mara è il primo – e ben riuscito – esperimento olfattivo dell’omonima casa di moda. Risale al 2004, ed è entrato in casa mia l’anno dopo, quando mi ero ripromessa di risparmiare sul make-up e di investire in nuovi profumi, più o meno nel periodo in cui mi ero innamorata di un vestito color petrolio di MaxMara che mi sarebbe stato da dio ma che ai saldi era già andato esaurito!
Avevo scelto il formato da 40ml, che in questi anni mi ha seguita in molte delle mie trasferte più lunghe… e le ultime gocce sono state spruzzate proprio durante gli scorsi giorni alle Cinque Terre.
Amo definirlo “il floreale che mi ha fatto fare pace con le fragranze floreali”, anche se all’epoca già frequentavo Poeme di Lancome e tutt’ora litigo senza pietà con i fiori bianchi, per dirne una. In realtà questa eau de parfum è più una fragranza speziata, rinfrescata dalle note floreali (magnolia, giglio e orchidea) che su di me sono le più evidenti.
Il muschio le dona spessore e durata, e il fondo di zucchero di canna rende struggente il ricordo di questa fragranza sulla pelle.
Se fosse un abito, avrebbe un taglio semplice e impeccabile, ma è una carezza, la carezza tra due persone innamorate da poco, o forse da sempre, che non riescono a tenersi le mani lontane dal viso e sacrificherebbero intere notti di sonno pur di non smettere di guardarsi negli occhi.